La pianificazione della
successione ovvero la pratica di identificare i candidati
per le posizioni chiave di un’azienda è probabilmente uno degli
incarichi più delicati della funzione Risorse Umane congiuntamente
all’Amministratore Delegato o ai General Manager. Senza un solido
programma di successione le aziende non sono pronte a sopperire ai vuoti
organizzativi determinati da pensionamenti o da dimissioni improvvise,
né sono in grado di far crescere internamente potenziali talenti o
aspiranti alle posizioni vacanti.
Molte aziende non riescono
a dedicare all’argomento una sufficiente attenzione, ci sono aziende che
ciclicamente assumono dall’esterno considerando questa come una fonte di
novità e di “aria nuova”, tuttavia questo approccio in molti casi può
generare delle forti discontinuità sia perché i neo-inseriti non
possiedono molte informazioni sul nuovo contesto, e questo a volte
richiede anni, e sia per un fatidico nuovo background culturale che
talvolta non si coniuga felicemente con la cultura esistente generando
talora incompatibilità non sempre sanabili.
L'assunzione dall'esterno può avere diverse conseguenze negative, la
prima riguarda un probabile incremento forzato della retribuzione e la
seconda riguarda i tempi di individuazione del nuovo manager. Occorre
tener conto che i tempi del reclutamento delle nuove candidature, di
valutazione da ambo le parti e tutti i rischi connessi al potenziale
abbandono del neo in fase di inserimento richiedono tempi assai elevati
ed imprevisti, questo può generare nel contesto aziendale ansie,
attendismo e soprattutto il blocco dei piani in essere o previsti. Nella
nostra esperienza abbiamo visto diverse aziende finire in una spirale
negativa durata anche 2-3 anni, poiché mancava il numero uno o
determinate figure chiave, con la conseguenza di vivere alla giornata e
gestire le fasi transitorie in maniera assai discutibile: nascita di
interim poco sostenibili o credibili, generazione di aspettative
illusorie negli “interim manager” soprattutto quando le situazioni si
sono protratte per lungo tempo.
I tempi e le risorse
necessarie alla pianificazione della successione sono infinitamente più
bassi di tutte le “perdite” ed implicazioni a valle di questa errata
gestione, che si ravvede in retribuzioni significative per attrarre
manager “estranei”, i quali per lasciare la loro azienda richiedono
tutele e apprezzabili incrementi retributivi. Inoltre, ci sono tutte le
“frustrazioni” degli aspiranti interni che di fronte al fatto di essere
stati esclusi dall’iter selettivo potrebbero maturare a loro volta
l’idea di lasciare l’azienda, e poi l’aspetto più rilevante, il
rallentamento o l’arresto di uno o più progetti importanti. Tutto ciò
può richiedere mesi e mesi agli estranei, un intervallo costoso in un
ambiente di business ad alta velocità come quello di oggi. Le aziende
che si preoccupano della pianificazione della successione e della
gestione dei talenti sono in grado di mantenere le prestazioni elevate
soddisfacendo le esigenze di tutti gli attori del sistema.
Altro scenario possibile, capita spesso che alcune figure di vertice
come gli amministratori delegati, ma non solo, nei passaggi da azienda
ad azienda tendano a portare con sé degli ex-collaboratori, questi non
solo hanno bisogno di tempo per conoscere la nuova azienda ma creano
alterazioni di clima e sfiducia all’interno del nuovo sistema. Se
l’azienda in questione attraversa una fase di sofferenza del business ed
è necessario un turnaround l’approccio potrebbe anche essere
vincente, ma quando l’azienda non si trova in questa situazione si
possono generare forti minacce ed instabilità interne.
Perché assai raramente si tende a non pianificare la successione e
tantomeno i diretti interessati ne sono i promotori?
La prima e più profonda
ragione è la “paura della concorrenza in casa”, che tende a rendere
alcuni dirigenti riluttanti a pianificare la propria successione, quindi
occorrono manager altamente sicuri di sé per rendere questi programmi di
successo ed una funzione Risorse Umane fortemente legittimata affinché
sia owner di un tale e delicato processo.
Le modalità per assicurare una successione efficace consiste nel
promuovere una cultura aziendale che stimoli i dirigenti a concentrarsi
su di essa. Questo dovrebbe essere un criterio essenziale per
l'assunzione e la promozione di determinati manager. I modelli di
valutazione dovrebbero discernere se i candidati hanno questo tipo di
impegno per lo sviluppo di altri leader prima di collocarli in posizioni
di vertice, questo non solo in vista di una successione, ma per la
crescita generalizzata delle competenze del management e quindi
dell’azienda.
Gli stessi Comitati di Direzione dovrebbero monitorare sistematicamente
gli sforzi dei dirigenti relativi ai piani di successione. Ciò comporta
che l'alta direzione dovrebbe valutare regolarmente i presenti nei team
di gestione al fine di identificare e valutare i candidati per la
successione ad ogni posizione chiave.
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