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10 errori gravi: Il colloquio di valutazione delle prestazioni

 

 

La gran parte delle aziende, soprattutto quelle di medie e grandi dimensioni, adottano sistematicamente delle prassi di valutazione delle prestazioni e con un certa frequenza pongono una attenzione prevalente agli aspetti procedurali (modalità per compilare le schede/format, modalità di calcolo incentivo economico, significato delle scale di valutazione, ecc..). In svariati casi viene posta una limitata attenzione al training ed alla supervisione del processo stesso onde evitare che i valutatori incontrino i più comuni e deleteri errori che possono tranquillamente inficiare il valore intrinseco di questo importante processo che dovrebbe creare coerenza e cultura tra la strategia aziendale ed i comportamenti di tutti i collaboratori. In alcuni casi dei manager valutatori hanno partecipato ad attività formative, ma talora questi erano incentrati solo su aspetti procedurali o in altri casi la formazione sull'approccio valutativo era molto datata, nonostante queste nozioni andrebbero studiate e applicate sistematicamente, senza tener conto delle interferenze di natura individuale...

 

Di seguito sono riportati i 10 e più frequenti gravi errori del processo valutativo:

 

1. Soggettività

Basarsi sull’istinto e "andare a braccio" dedicando poco tempo ovvero una scarsa preparazione anticipatoria, e magari avendo una limitata o assente documentazione e argomentazioni per sostenere i propri punti di vista che si sgretoleranno alla prime obiezioni del collaboratore;

 

2. Pregiudizi

Ricorrere a giudizi pre-confezionati, magari generati da dicerie di altri collaboratori, oppure su collaboratori che hanno un certo stile di vita, cha appartengono ad un certo sesso, che hanno un certo aspetto fisico, una certa età ed esperienza, che provengono da certe aree geografiche, etc..

 

3. Modello unico (se stessi)

Il valutatore utilizza se stesso come parametro di misura (stessi studi, medesima ex-azienda, è single come me, tifa la mia stessa squadra di calcio...insomma è simile a me, quindi è uno bravo”)

 

4. Clemenza Positiva/Negativa

Dare a tutti i punteggi più alti, per mantenere un buon clima oppure all’opposto dare a tutti punteggi bassi per evitare rilassamento o prevenire richieste di varia natura...

 

5. Effetto Alone

Ricorrere ad una sola caratteristica positiva o negativa per definire la totalità delle competenze del collaboratore. “E’ uno/a che lavora sodo…”, "...è uno che quando parlo mi interrompe", ecc..

 

6. Attribuzione esterna

Sminuire l’apporto individuale e riconoscere il valore prevalente di fattori esterni, circostanze o fortuna (esempio, "quest'anno le vendite sono andate bene perché il mercato è in crescita")

 

7. Effetto contrasto

Fare paragoni espliciti o impliciti con altri colleghi molto capaci/incapaci (esempio, sono persone che fanno molto di più di te, perché non prendi a modello tizio lui si che è uno in gamba...)

 

8. Eventi recenti e generalizzazioni

Tenere conto in senso positivo o negativo di accadimenti recenti e dimenticare il più lungo periodo (Esempio: "La scorsa settima hai fatto una cosa gravissima, quindi ho capito che sei una persona inaffidabile");

 

9. Obiettivi e aspettative non definiti

Valutare un collaboratore su elementi non esplicitati, richiesti o oggettivati (esempio, non hai generato molte iniziative, in questo semestre hai portato pochi risultati,...

 

10. Colloqui di breve durata, “pro-forma”

Affrontare colloqui per assolvere alle procedure aziendali ricorrendo ad alibi razionali: “abbiamo poco tempo”, “tutto sommato ne abbiamo già parlato”, “Lui/Lei sa già cosa deve migliorare,”….

 

 

 

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